I cibi della preistoria affascinano i soci dell'Accademia Enogastronomica della Valtiberina
La cucina di 3500 anni fa rivisitata secondo un criterio filologico. C’è stato praticamente tutto, di inedito, nella cena particolare che l’Accademia Enogastronomica della Valtiberina ha allestito lo scorso 6 maggio presso i locali della Foresteria del Convento dei Servi di Maria a Sansepolcro, in collaborazione con il Centro Studi sul Quaternario onlus. Il titolo della conviviale, “A tavola con la preistoria", era già di per se’ stesso tutto un programma e il successo dell’iniziativa cultural-gastronomica – degno modo per festeggiare i due anni esatti di vita dell’intraprendente sodalizio comprensoriale, che annovera fra le proprie file oltre 300 soci – sarebbe stato garantito dalla necessaria presenza di un esperto in materia; nella fattispecie Gian Piero Laurenzi, segretario e “anima" del Cesq, che si è servito anche della proiezione di immagini relative agli scavi compiuti nei due siti archeologici di Gorgo del Ciliegio, lungo il corso del torrente Afra e di Spinellina, nei pressi del Trebbio. Ed è soprattutto dai ritrovamenti di Gorgo del Ciliegio (siamo nella cosiddetta Età del Bronzo, ovvero nel XV secolo avanti Cristo) che occorre partire: proprio qui, infatti, sono stati rinvenuti i resti di una grande capanna all’interno della quale si trovava anche un focolare con una capiente zuppiera rovesciata e ridotta in frantumi; in essa, sono stati ritrovati i resti fossilizzati di una zuppa a base di legumi e cereali, poi analizzati dall’Università di Firenze. Ed è nata così la “Zuppa di Gorgo del Ciliegio", che oltre agli ingredienti documentati nel sito ne contiene altri, arrivando così alla composizione di un primo piatto dal quale ha preso il via il progetto “Prehistoric Food", che si propone la ricollocazione in versione biologica di legumi e cereali, compresi quelli che oggi sono impiegati per l’alimentazione animale ma che allora servivano per sfamare anche il genere umano, vedi ad esempio il favino. Accanto a questi c’era poi la carne, proveniente dall’attività di cacciagione e, sulla base dell’attenta ricerca compiuta dal Centro Studi, si è arrivati alla stesura del menù di serata. Dunque, gli scavi di questi ultimi anni stanno ricostruendo la storia del luogo sotto le più diverse sfaccettature e l’evento dello scorso 6 maggio non ha fatto altro che dare gambe a una delle finalità principali dell’Accademia: la tutela e la valorizzazione dei prodotti enogastronomici legati alla tradizione, ma in questo si parla addirittura di storia e quindi di cultura, senza minimamente intaccare il principio di fondo del “mangiar bene e mangiar sano".
Comunicato del 14 Maggio 2015