L'Accademia Enogastronomica della Valtiberina festeggia i suoi sei anni di attività
Nata nel maggio del 2013 con sede a Sansepolcro, l’Accademia Enogastronomica della Valtiberina è stata fin dall’inizio una realtà in crescita, che al momento arriva a sfiorare il totale dei 1000 iscritti sui versanti umbro e toscano dell’Alta Valle del Tevere, ma con allargamento anche agli ambiti dell’Aretino e del Perugino. Intensa l’attività portata avanti dall’associazione in questo lasso di tempo fra cene tematiche, corsi di avvicinamento alla cucina e iniziative di carattere culturale, in perfetta linea con quanto contemplato nello statuto. In questo lasso di tempo, sono state avviate proficue collaborazioni con l’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e con l’Associazione Italiana Conoscere l’Olio d’Oliva (Aicoo). L’obiettivo di fondo dell’Accademia è quello di salvaguardare l’autenticità della tradizione enogastronomica locale attraverso la freschezza e la genuinità dei prodotti impiegati, ma anche quello di favorire una più generale cultura dell’accoglienza. Non a caso, i certificati di eccellenza consegnati ogni anno ai ristoranti del territorio tengono conto di una qualità più complessiva che dalle pietanze si estende al servizio e all’arredo del locale. “Qualità” è appunto la parola magica: in nome di essa, l’Accademia ha deciso nel corrente anno di aggiustare al meglio l’impostazione della propria attività; della serie: un appuntamento in meno, ma di livello ulteriormente superiore. Un deciso salto in avanti che si concretizzerà con una serie di attività, rese possibili grazie anche al supporto di prestigiose aziende del comprensorio, le quali hanno riconosciuto la bontà del lavoro fin qui compiuto. Che comunque la linea finora seguita sia stata quella vincente è confermato anche dalla gradita sorpresa di fine 2018: l’inserimento fra le prime 30 accademie e confraternite enogastronomiche d’Italia. Non solo: in occasione della oramai tradizionale pubblicazione del calendario, è stato distribuito anche il primo dei “Quaderni di Cucina” che andranno a comporre una ricca collana, suddivisa per portate. Prologo – come da scaletta – riservato agli antipasti e alla enorme varietà contenuta nel volume. L’anno 2019 ha poi portato in dote la ristrutturazione dei locali della sede sociale, ubicata nella centralissima via della Fraternita a Sansepolcro, a due passi da piazza Torre di Berta. Spazi rinnovati nell’arredo, in grado di rendere più funzionale l’attività del sodalizio, con una sala museale, una sala riunioni, una sala degustazioni e anche una “Cigar Room” per gli amanti del fumo lento. Il tutto esclusivamente riservato ai soci “Accademici”. In ogni caso, per rendersi conto dell’attività di questa associazione, basta consultare il sito web www.accademiaenogastronomicavaltiberina, dove è riportato integralmente tutto quanto è stato fatto in sei anni di attività, perché i fatti e la concretezza contano più delle chiacchiere. E se da una parte prosegue la preparazione dei “Quaderni di Cucina” (con le prossime uscite previste nel corso dell’anno), dall’altra c’è una simpatica e originale iniziativa che accompagna la primavera e che lega ancora di più l’Accademia al territorio, nel ricordo di figure particolari che non ci sono più e di altre che rimangono tuttora protagoniste a pieno titolo. Il progetto in questione è nato da un’idea degli imprenditori Domenico Gambacci (presidente del sodalizio) e Giovanni Giovagnini, con un abbinamento fra prodotti alimentari e i personaggi di cui sopra, ricordati con un breve profilo di ciascuno di essi che è riassunto nel biglietto allegato alla confezione. Alcune di queste figure sono rimaste nella memoria collettiva per la stravaganza, per la mimica e per frasi, idiomi ed esclamazioni che le hanno rese uniche; altre, invece, per le capacità che hanno dimostrato come imprenditori nel campo della gastronomia. Le confezioni sono state raggruppate in due espositori (uno da terra e uno da banco) o in speciali taglieri: si tratta di autentici pezzi da collezione. Ecco quindi i negozi di Sansepolcro dove si possono trovare questi prodotti e i personaggi e gli imprenditori scelti per l’abbinamento.
NEGOZI ADERENTI AL PROGETTO
La Bottega della Carne (Caino)
Pizzicheria Boncompagni (Moschina)
Le. Ma. di Leprai (Porta Romana)
Tricca Valerio (San Paolo)
Ristorante Fiorentino (Alessia)
Alimentari Tiberino (Paolina – Santa Fiora)
Alimentari Il Portico (Costanza)
PERSONAGGI DI BORGO SANSEPOLCRO
– GRANDE ALDO: il simbolo dell’eleganza. Ama indossare lo smoking e vestire in giacca e cravatta anche d’estate, sempre in sella alla sua bicicletta, consumando lauti pasti nei migliori ristoranti. Poco incline alle confidenze, perchè lui – al secolo Aldo Comanducci – si sente un nobile. Una passione lo accomunava a Benito: quella per la musica classica.
– BENITO: l’immagine dell’allegria. Appassionato di musica classica e direttore di applausi ai concerti, Benito Fiordelli aveva sempre pronta una letterina di auguri per gli sposi, che raggiungeva al ristorante. Adorava dialogare con metafore e sinonimi da lui costruiti. “Luccio” la parola con la quale battezzava tutti in maniera scanzonata. E a tavola, era un’ottima forchetta.
– IL ROMANO: il più noto clochard del Borgo. Pseudonimo di Giovanni Romani, era un amante del vino; di animo buono e gentile, era solito di notte intrattenersi a parlare con i lampioni e a dormire sulle panchine. La sua figura è legata a quella delle vecchie e tipiche osterie della città che non ci sono più. E il riferimento è alla zona di Porta Romana.
– LO SCERIFFO: così era chiamato Cesare Brilli, altro patito dell’eleganza, con l’immancabile stecca di sigarette al seguito per darsi un tono. Personaggio piuttosto “snob”, seppure diverso dal “grande Aldo”, si riteneva piacente: frequentava – a suo dire – donne facoltose ed etichettava le persone con il termine di “cozzi” dopo il suo ritorno dalla Svizzera.
– LA MOSSIDA: storica pescivendola di piazza Garibaldi nella rampa accanto alla fontana, che a lei dovrebbe essere intitolata. Al secolo Mossida Filiberti, era una donna fin troppo diretta nel rivolgersi alle persone con il suo slang tipicamente biturgense. E lo faceva senza distinzione di “ceto” con i suoi interlocutori.
– RUGGERACCIO: persona che girava per il Borgo accompagnando la bicicletta con la mano sinistra, mentre tentava di allungare la destra verso le giovani ragazze. Tutto tremolante, perchè da giovane venne folgorato dalla corrente, ma sempre pronto a farlo. Era conosciuto per questo suo vezzo dall’indole innocente.
– LA NEDI: era detta anche “Scrolla”, perché scuoteva sempre la testa a causa di un tic che aveva, ma che non le impediva di fissare l’occhio sugli uomini belli. Grande devota del Beato Ranieri, ebbe ad apostrofare per le rime un frate di San Francesco che gli aveva vietato di visitarlo perché era giunta l’ora di chiudere la chiesa.
– LA MENCHINA: era detta anche “Chilometro” per la sua mania di camminare dalla mattina alla sera, cambiando repentinamente direzione e causando numerosi incidenti, che lei ha sempre però miracolosamente schivato. La “Menchina” era un’altra di quelle che non le mandavano a dire, anche se uno l’avesse incrociata per la prima volta.
– ‘L LILI: operaio della Buitoni, al secolo Gastone Dindelli, era facile incontrarlo fin dagli anni '70 per le strade del borgo alla guida della sua Ape, spesso con tutta la famiglia. Piccolo di statura, simpatico e con una mimica tutta sua, in ogni occasione, festa o spettacolo veniva piacevolmente coinvolto. Nel periodo in cui a sbaragliare la scena delle due ruote a motore era la Vespa, lui è stato uno strenuo difensore della Lambretta.
– MANGIAMESSE: fruttivendolo di Porta Fiorentina che, con il suo fisico minuto e asciutto, riusciva a far funzionare a mille la sua attività. Da piccolo, Gilberto Gilberti faceva il chierichetto per poi “imprecare” una volta uscito dalla chiesa. Da allora, quel soprannome non lo ha più abbandonato. A piedi o in bicicletta, era una sorta di “moto perpetuo”.
– CEPPO: Mario Foni, il fioraio della Silvia. Una vita vissuta fra i fiori con l’abito da lavoro, solo raramente sostituito da quello della festa. Tanto bravo nel suo mestiere quanto nel replicare con le battute, nel negozio della Silvia aveva scritto il suo motto commerciale sui fiori: “Non coglieteli dal greppo, ma comprateli da Ceppo!”
– DORIENO: ovvero Doriano Alessandrini, ex partigiano, proprietario della omonima torrefazione lungo via Luca Pacioli. Un biturgense schietto, abituato a parlare senza peli sulla lingua, che però sapeva rendersi simpatico con le sue battute, come quando disse a Fausto Bertinotti: “Era tanto che t’aspettevo!”, quella volta che se lo vice capitare da lui.
– ALESSIO: gran maestro nell'arte della gastronomia e proprietario del più antico ristorante del Borgo, “Alessio Uccellini del Fiorentino” era una persona amichevole e sorridente con tutti. Rimarrà per sempre il simbolo della convivialità unita con la buona cucina e con il clima familiare che sapeva riservare ai suoi clienti.
– IL LOLO: Vittorio Tricca è stato una delle figure più carismatiche degli anni '60. Gran fumatore di sigaro, darà vita a Sansepolcro a un ristorante esempio di modernità, qualità ed eleganza; noto nei primi anni come “Ozo”, diverrà poi “La Balestra”. Esperto balestriere, il “Lolo” vinse il suo primo palio a soli 16 anni e fu grande protagonista negli anni '50 e '60.
– VENTURA: storico chef della “Locanda da Ventura”, Giuliano Tofanelli si è costruito la fama in tutta Italia per le sue ricette a base di funghi e tartufi. Trasformerà negli anni '90 un'antica residenza padronale del '700, dominante la città di Sansepolcro, in un resort di lusso nel quale quiete, storia e buona cucina regnano sovrane. Perfino il noto Fremura gli ha dedicato una vignetta ispirata al tartufo.
– IL CHIELI: uomo gentile, cordiale e laborioso, iniziò la sua attività senza sapere che il suo laboratorio avrebbe continuato a soddisfare i palati più esigenti anche a distanza di 50 anni. Raffaello Chieli, con in testa il suo cappello a busta, dosava sapientemente gli ingredienti delle sue ricette, che avrebbe poi tramandato; i suoi prodotti divennero presto inimitabili per sapore e gusto, creando non solo tra i “borghesi”, ma in tutta la Valtiberina, una piacevole sorta di dipendenza ad essi.
– UNGHINO: bottegaio e titolare di un generi alimentari a Porta Romana, Dino Gennaioli era conosciuto come grande amante della cucina “condita”. Partigiano convinto, era solito ritirarsi a Montecasale con i suoi due cani, dei quali era gelosissimo. Nel 1960 aveva “levato” i fogli per sposarsi, ma quel matrimonio non c’è mai stato: “I fogli l’ho cavèti, poi l’ho armessi!”, aveva detto.
Comunicato del 21 Luglio 2019